Quello che il cielo non ha, Cecelia Ahern

Buongiorno lettori con una nuova recensione della nuova uscita della Rizzoli: “Quello che il cielo non ha” di Cecelia Ahern.
Qui la scheda dell’autrice.

Ringrazio la Rizzoli per la lettura e ringrazio Sara di Milioni di Particelle per avermi invitato a partecipare a questa Review Party!

Titolo: Quello che il cielo non ha
Autore: Cecelia Ahern
Genere: Narrativa
Data di uscita: 16 Ottobre 2018
Prezzo: 18,00€
Pagine: 392

Trama:

“Laura è una creatura speciale, una giovane donna che vive separata dal resto del mondo, nella natura incontaminata del Gougane Barra, nel sudovest dell’Irlanda, […] in questo luogo eccezionale, nel totale isolamento, Laura è cresciuta imparando a imitare, con la sua voce perfetta e purissima, i suoni che la circondano. È un giorno come tanti quando la sua vita subisce uno scossone irreparabile, allorché Solomon, abile fonico, la vede. Un incontro che muterà fatalmente entrambi, segnando l’entrata di Laura in un universo a lei finora sconosciuto.

Ma […] saprà, la città, riconoscere e proteggere la sua grazia? Intimista e commovente, con questa storia d’amore Cecelia Ahern ci accompagna alla scoperta della parte più vera e indomabile di ciascuno, in quel nucleo al contempo quieto e ribelle e, troppo spesso, soffocato dal rumore del mondo.”

L’uccello lira

“Una delle creature del mondo più belle e rare, nonché probabilmente la più intelligente, è quell’incomparabile artista dell’uccello lira… l’uccello è estremamente timido e sfuggente, al limite dell’incredibile… oltre che caratterizzato da un’intelligenza grandiosa.
La definizione di abitante delle montagne lo descrive solamente in parte.

È certamente un abitante delle montagne ma non una gran parte dei rilievi che marcano e limitano il suo dominio può rivendicarlo come cittadino… il suo gusto è così esigente e definito, e la sua indole così critica, che continua a essere selettivo nei confronti di queste bellissime montagne, ed è stata una perdita di tempo cercarlo ovunque eccetto che in situazioni di straordinaria bellezza e splendore. “


– AMBROSE PRATT, The Lore of the Lyrebird

Recensione


La storia si apre con una scena insolita: un uomo scorge qualcosa nel bosco, sente un rumore, un suono provenire da una donna, i suoi enormi occhi e i lunghi capelli biondi che le sfiorano il viso.
Un incontro che scatena qualcosa in entrambi, li smuove dal profondo delle viscere, li incatena uno negli occhi dell’altra, li lega inevitabilmente e indissolubilmente.

Laura Buttom


La donna è Laura Buttom, ma non è una donna qualunque.
Laura ha un dono, come un Uccello Lira può catturare, emettere, imitare i suoni; vive da sola, in un cottage nel bosco, non ha mai varcato il limite, vive nella natura incontaminata, ascoltando il cinguettio degli uccelli, cibandosi di quello che le dona la terra.
Laura scava nel profondo delle cose, guarda il mondo con occhi diversi, sente il mondo in un modo diverso che ci fa pensare a quanto siamo stati ciechi e sordi prima di incontrare lei.

« [ …] Non credo che tu abbia alcuna idea del modo in cui commuovi le persone. Trovi la bellezza nel mondo, la malinconia nella quotidianità, lo straordinario nell’ordinario, l’eccentrico nel banale. […] »

Personaggi…

Ma Laura non è la sola protagonista di questa storia: Solomon, Bo e Rachel sono un trio da sempre, sono documentaristi e si sono occupati di un documentario in particolare “I Gemelli Toolin” del quale Bo è la produttrice, ed è proprio grazie a questo che saranno condotti nel Gougane Barra, dove conosceranno Uccello Lira.
E’ quello il momento della svolta.
La svolta nella vita solitaria di Laura, la svolta nella vita frenetica di Solomon e Bo. Questa storia ci fa comprendere quanto è saggio fermarsi, gustare gli attimi, essere felici per le piccole cose, fermarsi ed iniziare ad ascoltare.
Laura attraverso il suo dono non imita solo i suoni, ma fa comprendere a chi l’ascolta il mondo che lo circonda, quella piccola cosa sulla quale non ci siamo soffermati, ma che tutt’un tratto ci rendiamo conto quanto fosse davvero importante.


Lasciamoci quindi trasportare in quest’avventura che ci porta dai boschi del Gougane Barra a una città come Dublino e poi dal cuore dell’ Australia ad un palco.
Su un palco che ci vede protagonisti e nel quale dobbiamo farci valere, dobbiamo essere noi stessi.

Riflessioni

Devo ammettere che non conoscevo Cecelia Ahern, fatta eccezione di “Scrivimi ancora” del quale avevo visto il film, non mi ero mai approcciata ad una sua storia, ma questa è stata una lettura – per me – d’esordio dell’autrice, della quale leggerò sicuramente altro.
Il suo non è uno stile ricercato, non vi sono parole arzigogolate, anzi lo stile è piuttosto lineare, scorrevole, leggero, non per questo da snobbare, ma da apprezzare. Seppur senza troppi giri di parole, la Ahern riesce ad emozionare.
La scrittrice scava nel profondo e ci mette un bel punto interrogativo nel petto: Dov’è la felicità?
Ci invita a cercarla, ad essere bramosi di trovarla, a osservare ogni cosa, a fermarci ed ascoltare.

« […] I suoni di Uccello lira arrivano a ondate che talvolta si accavallano meravigliosamente, sono così fluidi che è impossibile per chiunque sentirli tutti, persino riascoltandoli. Ogni suono ha un effetto diverso su ciascuno; […] Un palpito nel cuore, una stretta allo stomaco, un nodo in gola, il pizzicore delle lacrime agli occhi.

Ho percepito la mia infanzia, la mia adolescenza, la mia giovinezza, la mia femminilità, il mio matrimonio, la mia maternità… e tutto in soli due minuti. È stato così grandioso, così travolgente che ho trattenuto il fiato e ho pianto mentre osservavo una creatura immobile su un’altalena, in una gabbia, raccontarci la storia della sua vita. Una vita per i suoni, i suoi suoni, i quali, però, sono parte di una vita che noi tutti condividiamo. Ci siamo riuniti, ci ha uniti, un raduno collettivo di cuori e menti. […] »

Voto
✰✰✰✰
4/5

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